lunedì 4 maggio 2009

Gianluca Mainiero


Mostra personale di Gianluca Mainiero dal 16 al 31 maggio 2009
Orario: tutti i giorni dalle 17 alle 20 (Lunedì chiuso)
Chiesa di San Bernardo - Jesi (Ancona)

Gianluca Mainiero è nato a Como nel 1966.
Vive ad Ancona. Dopo il diploma, ha frequentato corsi su comunicazione visiva, cinema e fotografia. Dal 1992 ha partecipato a diverse mostre collettive in varie città italiane e dal 2002 ha organizzato alcune personali ad Ancona, Roma e Pisa. Ha avuto numerosi riconoscimenti, tra cui il più autorevole è il "Premio Pratomedialab" del "Centro per l'arte Contemporanea Luigi Pecci" di Prato, vinto nel 2003 con "The Harbour Project", opera di web art realizzata in collaborazione con Francesco Pirro (visual & sound designer). Dal 1998 è associato al network dei professionisti della “Compagnia per la Comunicazione” e dal 1999 è co-titolare dello studio di progettazione grafica per la comunicazione visiva “Two people in a room”.
Con margini sdruciti e coordinate di azione ed espressione ancora flessibili, entra nella scena dell’arte contemporanea, la Net.Art. Andare ad esplorare le “pratiche artistiche in rete”, significa tuffarsi o meglio navigare (e a volte naufragare) in tutti quegli ambiti di ricerca creativa, che a partire dagli anni novanta, operano esclusivamente in internet o in stretta relazione con essa. Coloro che dotano il mondo di internet di aurea artistica, condividono il manipolare a diversi livelli semantici l’informazione digitalizzata, fatta di parole e immagini, che determina l’ambiente della rete. Mettendo al bando il classico concetto di unicità dell’opera d’arte, conservata nell’istituzionale ambiente museale, i “net.artisti” proclamano, di converso, la riproducibilità istantanea ed infinita dell’opera aperta ad una indispensabile partecipazione degli utenti, detentori dell’attivazione dei processi creativi. Gli artisti in rete si coalizzano per non permettere la dispersione delle loro opere nel magma delle informazioni, dando vita a spazi espositivi virtuali come Adaweb, Ljudmila.org, Rhizome, Irational.org Turbolence, D-i-n-a.net, Ars Electronica attivandosi nello stringere collaborazioni, nell’organizzazione di mostre e concorsi. Sconvolte, sono così le politiche museali le quali, sentendosi detronizzate dal loro ruolo di mediatori culturali da un evolvere anarchico dell’arte che rivaluta il rapporto intercambiale autore – fruitore, solo in pochi casi giungono ad adeguati e felici sodalizi con il nuovo mondo della net.art. Il Whitney Museum finanzia progetti di ricerca per net.artisti, la Tate Gallery dà spazio a progetti on line, il Walker Art Center anticipa tutti nell’organizzazione di mostre e laboratori virtuali; Gianluca Mainiero propone a Jesi un esempio efficace ed intelligente di installazione artistica nutrita di immagini rubate al mondo in rete. Il protagonista del tutto è Nemo (sulla cui effettiva esistenza non ci è permesso di indagare) che nella sua abissale solitudine, trova un illusorio conforto navigando tra più di un centinaio di “cartelle condivise”, sbirciando tra immagini conservate in file personali, il cui accesso è possibile per una svista o per la volontà di un qualcuno. Un’operazione concettuale o meglio “interconcettuale”, completamente attuale nel dichiarare la crisi interpersonale di chi, incoscientemente aggredito dai nuovi mezzi di comunicazione ed espressione, rischia di perdere la vera essenza dei rapporti umani, accecato e rintronato dalla possibilità offerta dal nuovo mondo del net, di appropriarsi (solo apparentemente!) della vita altrui, costituendo flebili e fradici contatti tramite infinite immagini e informazioni messe in rete. Nemo trova una vecchia macchina fotografica degli anni ’50 (quanto di più anacronistico!) con dentro un rullino dal quale, sviluppandolo, esce solo una foto fuori fuoco in cui si intravede un passeggino. Quest’immagine ignota dal sapore orwelliano, di un attimo passato, suggerisce al nostro eroe una cura tutta cyber, che sembra essere più efficace di qualsiasi medicina, per la sua cronica solitudine: catturare e rubare attimi di vissuto umani nell’inesauribile mondo in rete senza il timore di essere visti o meglio di dover corrispondere qualsiasi tipo di attitudine relazionale. Alla postazione internet, cuore vitale dell’installazione, lo spettatore si siede e grazie al capillare lavoro di Nemo potrà iniziare a succhiare un po’ di quella linfa vitale da scatti rubati in rete dal retrogusto tutto virtuale. Con un libero gioco di pensiero, all’istantaneità delle immagini virtuali, Gianluca Mainiero accosta l’immediata fruibilità di una serie di Polaroid che rafforzano il senso del naufragato viaggio di Nemo. La tangibilità del passato affettivamente trascorso, intuibile dalle Polaroid, e le frequenze “Net found” appositamente composte da Francesco Pirro (sound designer) danno concrete giustificazioni alle azioni cyber-nautiche di Nemo.
Nell’era di Facebook, Digiland, Myspace, Youtube, Nemo è un eroe epico della nuova stirpe degli internauti, in viaggio (su traiettorie invisibili) verso spazi condivisi da miriadi di tessere umane, tessute insieme da relazioni sciolte ed inconsistenti.

Nessun commento:

Posta un commento

Cosa ne pensi?