martedì 6 gennaio 2009

Marta Mancini


Mostra personale di Marta Mancini dal 13 al 28 dicembre 2008
Orario: da martedì a sabato dalle 16 alle 19, domenica dalle 17 alle 20
Chiesa di San Bernardo - Jesi (Ancona)

Marta Mancini nasce il 27 novembre 1974 a Jesi, dove vive e lavora.
Dopo essersi diplomata nel 1998 all’Accademia di Belle Arti di Urbino, espone le sue opere in numerose mostre collettive e personali.
Tra le personali, la prima nel 1998 nella Galleria Scalpellini di Viserba (RN) e le più recenti nel 2008, Assente all’atelier dell’Arco Amoroso di Ancona e d2 all’Osteria del Teatro di Senigallia (AN). Nel 1998 partecipa al premio “Borsa di studio Alida Epremian” a Rimini e al “Premio Marche 1998” alla Mole Vanvitelliana di Ancona.
Tra le ultime mostre collettive, nel 2007 profilo d’arte al Museo della Permanente a Milano, sogno: titolo provvisorio a Serra de’ Conti (AN) e il male al Premio Arti Visive a Milano; nel 2008 artefatto/blitz estetico organizzato dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Trieste.
L'antico odore di olio di lino segna un tracciato spezzato ed emozionato tra le tele di Marta Mancini. Sono estesi e principalmente orizzontali gli spazi su cui si muovono le forme delicatamente combinate dell'artista. Forme geometriche che si presentano nella loro riconoscibile veste, ma leggermente fuori fuoco. E l'anima di queste forme è il colore, nelle sue variazioni sottili, nel suo aspetto materico e nella sua ancestrale alchimia. Le opere proposte in questa occasione dall’artista si modulano sul bianco e caricano di essenza cromatica quello che per definizione non è scientificamente un colore.
Le tele che propone la Mancini non si allontanano assolutamente dal concetto di reale, a cui le ultime tendenze artistiche spesso si riferiscono, mostrando una carica innovativa che ha piedi ben saldi in correnti storiche quali l’espressionismo astratto e il minimalismo. Due correnti che in un certo senso si sbeffeggiano l’un l’altra, ma da cui Marta Mancini coglie in ognuna gli elementi che le tornano utili per la sua personale espressività.
Oggetti, elementi concreti, paesaggi vengono trasfigurati dall’artista sostituendo il codice figurativo con quello non figurativo, traducendo ogni cosa in lievi e gratificanti strutture.
Sembrano richiamare linee di paesaggi familiari le opere dell’artista jesina, trasmettendoci le sensazioni di un ambiente, di un luogo vissuto e amato che evanescente fluttua nello spazio della tela, lasciando comunque una linea decisa su stratificate tele preparate.
Spesso infatti Marta Mancini ritorna su una tela che ha già ospitato altre forme, come per continuare a scrivere le pagine di un diario intimo, personale creando un moderno palinsesto. A parlare e segnare il corso del tempo, sono le forme fatte integralmente da colore. La sua ricerca dunque si allontana dall’idea di spersonalizzazione dell’artista e del suo ridotto intervento manuale, legata a molte correnti non figurative che operano per modelli geometrici.

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