lunedì 2 marzo 2009

Alessio Pacci


Mostra personale di Alessio Pacci dal 14 al 29 marzo 2009
Orario: tutti i giorni dalle 17 alle 20 (Lunedì chiuso)
Chiesa di San Bernardo - Jesi (Ancona)

Alessio Pacci è nato a Jesi l’11 ottobre del 1984.
Attualmente iscritto all’Accademia di Belle Arti di Macerata con indirizzo di “Comunicazione Visiva multimediale”, nel 2007 ha svolto un’esperienza all’estero alla Academia de Bellas Artes de Bilbao. Le sue video-installazioni sono state selezionate in diversi festival della Provincia di Ancona. Si presenta nelle varie manifestazioni artistiche con il Gruppo Bakù, collettivo di giovani artisti, attivo nella diffusione delle espressioni artistiche contemporanee.
Non più l’opera oggettuale al centro della ricerca artistica, ma la dimensione spazio ambientale, costretta a sopportare un serrato e dinamico interrogatorio dell’artista. Quello che un fruttuoso colloquio “artista – ambiente” potrà darci, sono le giuste coordinate estetiche, capaci di creare una zona neutra in cui dinamiche spaziali ed architettoniche confluiscono in un rapporto armonico, dove un concetto riesce naturalmente ed artisticamente ad esprimersi. Tra i lavori con caratteristiche ambientali collochiamo sia gli ambienti veri e propri(definiti da pareti, soffitti, pavimenti) sia le installazioni in spazi interni ed esterni, che al limite estremo comprendono gli spettacolari interventi di Land Art. Balla e Depero proposero già nel primo decennio del ‘900 fantasiosi interni ancora però con una logica tutta decorativa, mentre i primi a costruire veri e propri ambienti, nel senso più innovativo sono il suprematista e costruttivista El Lissitskij e il dadaista Kurt Schwitters. Ad un ambiente estetico allestito con un armonico dialogo tra elementi architettonici e plastico strutturali del primo, Schiwitters risponde con una struttura plastica ambientale formata dalla sedimentazione di elementi presi dalla realtà quotidiana che divengono originale testimonianza del vissuto. Con l’avvento del concettuale, diverse sono poi le testimonianze di sperimentazioni ambientali, a partire dall’opera “Le vide” di Yves Klein presentata a la Galerie Iris Clert di Parigi nel 1958. Il giorno dell’inaugurazione i visitatori si trovano di fronte ad uno spazio lasciato completamente vuoto e solamente dipinto di bianco e blu IKB. Con uno spazio vuoto, immateriale e puro, l’artista voleva ricreare un’atmosfera, un vero e proprio clima pittorico che vuole divenire la migliore definizione di pittura in generale. Alessio Pacci convoglia i suoi intenti artistici nella resa di un’estetica ambientale sempre accompagnata o meglio arredata da un profondo e sottile messaggio di salvifica comunione dei popoli. Il giovane artista jesino entra in contatto con lo spazio intimo e decorato dell’ex chiesa di San Bernardo, invadendola con un ingombrante cassa da imballaggio. Le grezze pareti di tavole di legno contrassegnate dalla scritte convenzionali, portano in città tribù d’oltreoceano, sbarcate chissà perché e chissà come, proprio di fronte ad un dismesso altare barocco. Tutti siamo invitati ad entrare in questo nuovo spazio sinergico, spogliandoci di ogni preconcetto assorbito dalla naturale crescita culturale, psichica e civile. Ingenui e liberi da ogni struttura mentale imposta da una qualsivoglia società, si ha il diritto a passare la soglia della cassa. “Resettati” dal già vissuto, sarà possibile incontrare, entrare, vivere e comprendere culture fino ad allora considerate diverse e straniere. Per attivare questi processi di pensiero Alessio Pacci fa uso di video, immagini in movimento di volti proiettati in uno schermo interattivo che è il visitatore stesso ad attivare. A questa invasiva ed accattivante video installazione, l’artista associa una parete di resina segnata da impronte e tracce di vissuto. Qualcuno è passato ed ha lasciato un segno, tutti ce ne rendiamo conto ma è solo grazie all’artista che ce ne accorgiamo. La sagomata parete interagisce con il bianco ambiente, le cui risonanze sacre ancora conservate, combinate con il video proiettato sulle plastiche superfici di resina, innescano nel fruitore una circolare dimensione di pensiero sui visibili e sensibili segni che ci raccontano dell’altro. L’altro, che Alessio Pacci segue nelle sue mutazioni, combinazioni genetiche come rivela il video Homogeni, frutto di una collaborazione con Ilaria Sebastianelli. Così per coronare l’altare, l’artista sceglie un’icona post moderna dove la creatura umana in una sorta di liquida dimensione prenatale, attende già un benevolo Giudizio Universale.