Giorgio Bartocci e Leonardo Fernandez dal 09 al 23 novembre 2008
Orario: da martedì a sabato dalle 16 alle 19, domenica dalle 17 alle 20
Chiesa di San Bernardo - Jesi (Ancona)
Giorgio Bartocci è nato a Jesi il 28 marzo 1984.
Si diploma nel 2008 all'Istituto Superiore per le Industrie Artistiche I.S.I.A. di Urbino, sez. progettazione grafica e comunicazione visiva con una tesi sui linguaggi figurativi dal titolo "Moderni Primitivi".
Nel 2001 progetta e organizza un' importante rassegna itinerante di graffitismo, musica e cultura urbana "SMOKING MINDS-Urban Culture Event".
Dal 2004 partecipa ad alcune delle più importanti rassegne nazionali ed internazionali di writing e street-art come: "scritto senza inchiostro, ecko function, street fever, icone, write for gold, wild style, rockin'it, trash trainz, hand made, Jump".
Leonardo Fernandez è nato a Siracusa il 6 novembre del 1981.
Nel 2001 si iscrive all'Accademia di Belle Arti di Macerata, nel 2003 al Centro Sperimentale Design di Ancona. Dopo una collaborazione con lo studio grafico Capolinea di Jesi, svolge attualmente l'attività di grafico freelance.
Nel 2004 ha inizio la collaborazione tra Giorgio Bartocci e Leonardo Fernandez che continua fino a oggi con opere a quattro mani identificabili sotto la sigla "ATELIER B".
Atelier B non scende a compromessi, ma sigla le sue condizioni per portare su pareti interne, ciò che trae la sua natura e le sue condizioni d’esistenza da un contesto in cui vigono le idee di libertà e dell’anarchia più sincera.
La Street Art, Urban art o abusivismo urbano ( diversi sono i titoli utilizzati per identificare questa recente tendenza artistica contemporanea, da considerare uno sviluppo del graffitismo della fine degli anni ’60) rimane il terreno su cui andar a scovare le radici di Giorgio Bartocci e Leonardo Fernandez, i due giovani artisti che si presentano come Atelier B. Nate come personalità artistiche distinte, i due protagonisti fondono le proprie conoscenze ed esperienze di arte urbana. Giorgio Bartocci sottopone il suo linguaggio figurativo, che oramai popola le strade della Provincia di Ancona ad una rivisitazione strutturale e geometrica che i lavori di Fernandez molto spesso testimoniano. Il procedere in gruppo o in coppia raccogliendo sotto un “nik name” intenti comuni, è una pratica più volte riconosciuta da artisti contemporanei, che negano l’individualismo romantico procedendo secondo ideologie di branco e riuscendo così a stabilire un rapporto più diretto ed elettivo con il pubblico a cui si rivolge.
Avvicinati da un curatore, figura che chi vive di strada poco riconosce, Atelier B non tradisce in nessun senso i caratteri della Street Art, ma crea un universo di produzione artistica parallela che può tranquillamente coesistere con la tradizione da cui nasce senza rinnegarla. Le opere su tela e su tavola di Bartocci e Fernandez portano nello spazio interno, chiuso (ma non per questo soffocate e recintato) le loro creature, frutto di contaminazioni genetiche, dall’estetica quasi surreale. Queste figure, che portano gli echi di una transavanguardia rinnovata, sono appena uscite dal muro o meglio ancora, non vedono l’ora di essere portate a passeggio sulle grandi superfici dei muri indossando, naturalmente, un nuovo abito adatto per uscire allo scoperto, pronte ad affrontare altre dimensioni, altri occhi e altre necessità da rappresentare. In questo spazio girano tranquillamente senza sentirsi rinchiuse, perché anche se poi subiranno delle mutazioni, ora si sentono a loro agio nell’ambiente per il quale sono nati. Per ricreare il loro habitat naturale Atelier B propone un accompagnamento musicale esclusivamente prodotto dai fratelli Cardelli. Sono suoni metropolitani dai ritmi funk – pop in cui contaminazioni elettroniche si accordano con i passi degli esseri viventi che Atelier B propone in uno spazio chiuso e ben definito. Dall’estetica del muro, di cui Mimmo Rotella ne ha reso così celebre testimonianza in Italia, la tecnica del décollage, sembra interferire nelle opere realizzate in tecnica mista in cui molto spesso gli artisti in questione si esprimono, portando in auge una ricerca oramai storicizzata che giunge ad esiti interessanti ed innovativi. A controllare il tutto, un grande Totem dalle fattezze robotiche che, inquietante, diviene un idolo di questo secolo, che si aspetta di essere adorato venerato da quella tribù che lo ha generato.
La Street Art, Urban art o abusivismo urbano ( diversi sono i titoli utilizzati per identificare questa recente tendenza artistica contemporanea, da considerare uno sviluppo del graffitismo della fine degli anni ’60) rimane il terreno su cui andar a scovare le radici di Giorgio Bartocci e Leonardo Fernandez, i due giovani artisti che si presentano come Atelier B. Nate come personalità artistiche distinte, i due protagonisti fondono le proprie conoscenze ed esperienze di arte urbana. Giorgio Bartocci sottopone il suo linguaggio figurativo, che oramai popola le strade della Provincia di Ancona ad una rivisitazione strutturale e geometrica che i lavori di Fernandez molto spesso testimoniano. Il procedere in gruppo o in coppia raccogliendo sotto un “nik name” intenti comuni, è una pratica più volte riconosciuta da artisti contemporanei, che negano l’individualismo romantico procedendo secondo ideologie di branco e riuscendo così a stabilire un rapporto più diretto ed elettivo con il pubblico a cui si rivolge.
Avvicinati da un curatore, figura che chi vive di strada poco riconosce, Atelier B non tradisce in nessun senso i caratteri della Street Art, ma crea un universo di produzione artistica parallela che può tranquillamente coesistere con la tradizione da cui nasce senza rinnegarla. Le opere su tela e su tavola di Bartocci e Fernandez portano nello spazio interno, chiuso (ma non per questo soffocate e recintato) le loro creature, frutto di contaminazioni genetiche, dall’estetica quasi surreale. Queste figure, che portano gli echi di una transavanguardia rinnovata, sono appena uscite dal muro o meglio ancora, non vedono l’ora di essere portate a passeggio sulle grandi superfici dei muri indossando, naturalmente, un nuovo abito adatto per uscire allo scoperto, pronte ad affrontare altre dimensioni, altri occhi e altre necessità da rappresentare. In questo spazio girano tranquillamente senza sentirsi rinchiuse, perché anche se poi subiranno delle mutazioni, ora si sentono a loro agio nell’ambiente per il quale sono nati. Per ricreare il loro habitat naturale Atelier B propone un accompagnamento musicale esclusivamente prodotto dai fratelli Cardelli. Sono suoni metropolitani dai ritmi funk – pop in cui contaminazioni elettroniche si accordano con i passi degli esseri viventi che Atelier B propone in uno spazio chiuso e ben definito. Dall’estetica del muro, di cui Mimmo Rotella ne ha reso così celebre testimonianza in Italia, la tecnica del décollage, sembra interferire nelle opere realizzate in tecnica mista in cui molto spesso gli artisti in questione si esprimono, portando in auge una ricerca oramai storicizzata che giunge ad esiti interessanti ed innovativi. A controllare il tutto, un grande Totem dalle fattezze robotiche che, inquietante, diviene un idolo di questo secolo, che si aspetta di essere adorato venerato da quella tribù che lo ha generato.
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