Orario: tutti i giorni dalle 17 alle 20 (Lunedì chiuso)
Chiesa di San Bernardo - Jesi (Ancona)
Roberta Conti è nata a Torino nel 1972. Vive e lavora ad Agugliano. Laureata al D.A.M.S. Arte dell'Università di Bologna, ha acquisito la qualifica di Visual Designer presso l'Istituto CNIPA di Ancona e attualmente è docente di Arte e Immagine. Dagli anni '90 espone mostre personali tra Ancona e Bologna e partecipa a collettive in varie città italiane. Ha ricevuto premi e selezioni nelle più recenti edizioni di concorsi come il Premio Artemisia a Falconara M. e il Premio Arteingenua a Brescia. Sorride soddisfatto Belzebuth, osservando le sue diaboliche e fagocitanti creature che si riproducono incondizionatamente nelle opere di Roberta Conti. Gira le spalle, impugna il suo forcone e lasciandosi dietro l’inconfondibile diabolico odore di zolfo, Belzebuth esce di scena accettando di stare al gioco: l’ironico modo di Roberta Conti di trattare la commedie umaine metropolitana contemporanea gli piace. Le schiere di esseri piatti e rotondeggianti si muovono disinvolti nello spazio senza prospettiva, conservano vagamente le forme umane e divengono una chiara firma dell’artista, capaci di farci immediatamente identificare le sue opere. Queste sintesi di micro mostri, in cui sono minimi gli elementi che li ricollegano al mondo umano, creano velocemente una schiera di eredi pronti ad assalire ed azzannare la nostra società. In realtà sono l’ultima evoluzione della razza umana che a forza di nutrirsi di immagini, di trottare a ritmi accelerati, di filosofeggiare e ragionare con tempi sincopati, si riduce a forme primordiali, ludiche, pronte ad esplodere e ad imbrattare tutti di liquido amniotico. Il primitivismo delle forme e la piatta stesura del colore rimandano vagamente ai lavori di Mirò, ma le spesse e decise linee nere tracciate da Roberta Conti si risolvono nella creazione di un mondo caricato di quella critica sociale che nulla ha a che fare con la veste onirica delle libere associazioni adottata dal maestro del Surrealismo.
Si sentono invece proprio a loro agio gli omini rotondeggianti, tra le produzioni artistiche legate all’onda del graffittismo newyorkese, che si sviluppa già a partire dagli anni ’70. La riduttività selvaggia, la ripresa di figure che sembrano essere recuperate da un immaginario popolare e il superbo impiego della coppia figura – sfondo, tipici del mondo dei graffiti, vengono sapientemente e personalmente rielaborati da Roberta Conti per partorire il mondo che gli appartiene, che lucidamente critica e alla fine accetta. Non è presuntuoso tirare in campo la figura di Keith Haring, le cui immagini scarnificate, ridotte quasi a geroglifici che si reiterano nello spazio all’infinito, facilmente si associano ai piccoli ominidi di Roberta Conti che invadono prepotenti e ariosi lo spazio delle tele. Alle sfilate seriali di Keith Haring che occupano pareti delle subway americane, Roberta Conti propone di riflesso tele di varie dimensioni in cui l’affollarsi degli ominidi, giocato sulla combinazione figura-sfondo e l’abilità di procedere per piatte campiture di colore rimandano alla ritrovata sapienza di fregi decorativi tutti contemporanei.
Ai suntuosi orpelli damascati del passato l’artista propone motivi figurativi nutriti dalle storiche radici della pop art, che legalizzano il rifiuto della prospettiva e le piatte ed uniformi stesure di colore, e fertilizzati dalle più innovative tendenze del mondo dei comics e delle nuove icone televisive. Per vivere e visualizzare i nostri tempi dunque, afferma con le sue opere Roberta Conti, quello che ci vuole non è più oro cesellato o elegante damascato ma tinte elettriche su forme cheap che sappiano deridere una società tanto amata quanto dispersa.